All’origine della crisi di coppia.

Gli sguardi si incrociano, ci si avvicina, scatta qualcosa; ci si conosce da sempre, poi dopo anni ci si guarda in modo diverso e dall’amicizia nasce qualcosa in più; ci si conosce tramite amici in comune, ci si frequenta, lentamente si scoprono interessi e valori comuni, nasce un’intesa che diventa progettualità. In quali e quanti modi può nascere una storia d’amore?

Forse i modi sono infiniti, perché ogni coppia porta con sé una storia unica. Che nasca all’improvviso o dopo una lunga frequentazione, quasi mai si prende in considerazione la possibilità che possa entrare in crisi o finire.
C’è un bel passo di un romanzo di Simona Vinci, Stanza 411, che credo racchiuda in poche significative righe l’insondabilità, l’inevitabilità e le piccole grandi contraddizioni dell’amore:
“Se non ti avessi conosciuto […] Forse semplicemente continuerei a non sapere niente dell’amore. E invece, qualcosa lo so. So che passa. So che finisce. Che si delude. Illude. Corrode. Che evapora. Che è una pozzanghera d’acqua limpida, e poi sporca. Che è un liquido fatto di umori corporei. Che è cattiveria. Dolcezza. Che credi sia finito e poi torna. Che è indistruttibile. Anche se si sfibra ogni secondo che passa. So che è imprendibile. E che non si può dire”.
C’è tutta la dinamicità e l’effimero dei sentimenti in queste righe, i punti alti e quelli bassi, la possibilità che quasi mai prendiamo in considerazione che in una relazione il per sempre, tanto idealizzato, sia spesso un’utopia.
Ma cos’è che porta una coppia all’interno del vortice di una crisi, cos’è che finisce col condurla verso la fine? E soprattutto, tutto questo si può evitare?
Sicuramente possiamo provare a comprendere quali sono le avvisaglie e affrontarle.
Spesso mi sento dire che una crisi è arrivata all’improvviso, ma difficilmente una crisi è improvvisa, più facile che brusca sia la consapevolezza, la presa di coscienza che qualcosa non va più.
Un tradimento, specie se unico, è un sintomo che si impone, così come una disfunzione sessuale, che sia un calo del desiderio, un’eiaculazione precoce o un vaginismo resistenti a terapie mediche e farmacologiche.
Ma proviamo a vedere insieme quali sono le avvisaglie a cui prestare attenzione prima del manifestarsi di sintomi eclatanti.
All’inizio di una relazione l’innamoramento e la passione rendono ogni gesto naturale, tendiamo a idealizzare il partner, a non scorgerne i difetti se non con tenerezza e comprensione e lasciamo fare tutto a questo nostro stato d’animo, in una sorta di stato di grazia che ci infonde benessere e serenità.
Quando la relazione si fa più matura iniziamo a fare progetti, pensiamo a una convivenza o al matrimonio, magari a un figlio, quelli che ci appaiono (per lo meno ai più) come coronamento del sogno di una vita a due. È in questa fase progettuale che come coppia viviamo un momento di forte trasformazione: stiamo passando dall’innamoramento, in cui tutto sembra fluire, all’amore, a cui è richiesto l’impegno di iniziare a vedere l’altro da sé, a ri-conoscerlo per come è, senza la lente a volte deformante dell’infatuazione iniziale.
Convivere significa vivere insieme la quotidianità, dividere gli spazi, condividere un’intimità che non è più solo quella sessuale ma coinvolge e scopre i nostri lati e momenti più privati, togliendo mistero e aggiungendo una conoscenza reciproca che ci avvicina ma non dovrebbe mai darci per scontati o annoiare. E invece a volte la conoscenza diventa proprio questo, un modo per imbrigliare l’altro/a nelle maglie della nostra visione, spesso statica, di ciò che è.
Ci facciamo un’idea del partner e la custodiamo in modo rigido, per poi spesso accusarlo di essere cambiato se se ne differenzia.
Ogni coppia è un sistema fatto di due individualità che portano con sé la propria storia personale e familiare; due singolarità che si uniscono provando a metterle insieme, facendole dialogare, provando (sfida faticosa) a trovare un punto in cui incontrarsi senza provare a vincere sull’altro.
Perché la sfida più grande è proprio questa, sentire di essere se stessi, rispettarsi nei propri bisogni e nel perseguire i propri obiettivi importanti ma allo stesso tempo essere nella relazione, in una reciprocità che significa dialogo, condivisione, disponibilità a donare tempo e spazio senza sentirsi derubati di sé e saper mettere i panni dell’altro, soprattutto quando ci sembra distante, cambiato e non ci sentiamo capiti. È proprio in questo momento che mantenere aperta la comunicazione diventa importante, perché forse non c’è nulla di peggio in una relazione che chiudersi in se stessi e vedere l’altro come uno sconosciuto o un nemico. Ecco, forse è proprio qui che inizia la paventata crisi, che porta ad atteggiamenti non proprio costruttivi: critiche, svalutazione, boicottaggio (per esempio non affrontando un chiarimento e chiudendosi in un ostinato silenzio), ma anche gelosia immotivata e atteggiamenti eccessivamente richiedenti.
In una relazione è fondamentale sentire di potersi fidare dell’altro, se questa base di fondamentale sicurezza traballa o viene a mancare possiamo mettere in atto i suddetti comportamenti, provando rabbia, delusione, paura e ansia di essere abbandonati, oppure non farci trasportare da questa corrente, fermandoci, parlando con noi stessi e con il partner.
La comunicazione è quindi il problema (quando non funziona) e insieme la soluzione. Ma affinché funzioni è necessario abbandonare l’idea preconcetta che l’altro non possa capirci o non sia in grado o perlomeno provarci.
Quando una crisi continua da molto tempo è più difficile riattivare una forma di dialogo efficace, barricati come siamo nella nostra fortezza di incomprensioni reciproche ed è in questo momento che spesso ci si rivolge ad uno psicoterapeuta di coppia per un aiuto, con la speranza di salvare la relazione. Durante la consulenza e poi il percorso psicoterapeutico l’obiettivo è proprio quello di riattivare il dialogo, lavorando su ciò che da qualche parte nella storia è rimasto bloccato, alla nascita delle paure reciproche e delle delusioni, delle incomprensione, dei rimpianti e delle rinunce a cui non ci si è mai arresi. E per fare questo il segreto, come disse un paziente con stupore, è proprio iniziare a parlarne e lo psicoterapeuta può diventare lo strumento, il mezzo per riuscirci in modo efficace.