Genitori e figli ai tempi del coronavirus.
Tempo fa una cara collega disse qualcosa, di ironico e profondo allo stesso tempo, che mi fece riflettere e che ancora oggi porto con me: un papà è quella persona importante da cui puoi andare quando litighi con mamma.
Fuori da ogni stereotipo di genere o famigliare, la riflessione che ne traggo riguarda, oggi più che mai, la possibilità di non avere un riferimento unico, esclusivo. Anche se il rapporto è buono e stimolante, è sano, soprattutto dopo i primi anni di vita, che i figli investano anche in altre relazioni, da quella coi nonni, zii, tate, insegnanti ed educatori, fino al gruppo dei pari. È sano perché ogni relazione presenta dei limiti e perché dalla famiglia è necessario poter uscire per incontrare se stessi (e poi tornare).
Ma ora dobbiamo restare a casa. Disposizione che suona più come una sentenza funesta che come un’ancora di salvezza. Il tempo che viviamo ci stringe e costringe in appartamenti spesso piccoli, in cui trovare uno spazio proprio, anche per pochi minuti è essenziale quanto difficile, per i genitori come per i figli.
Una casa che non sempre è rifugio, da cui a volte fino a pochissimo fa, fuggivamo per evitare incomprensioni, discussioni e frustrazioni, almeno con la scusa del lavoro, dello sport, delle tante incombenze quotidiane. Finivamo per starci davvero poco a casa e andava bene così. Oppure anche prima vi passavamo gran parte della giornata ma non era così affollata.
Ora invece genitori e figli sono insieme, giorno e notte, senza un’alternativa.
Ci sono senza dubbio anche degli elementi positivi che è bene evidenziare, forse stiamo recuperando quel tempo che temevamo ormai perduto coi nostri cari, proprio perché assorbiti da tutto il resto. Ma questo è possibile se la relazione è buona e se le incombenze non rappresentavano anche un mezzo per poter scappare via.
In questo momento che diviene però impegnativo a prescindere dal tenore delle nostre relazioni famigliari, come possiamo sopravvivere senza confini e senza vie di fuga?
– Innanzitutto ci viene incontro la tecnologia; in queste settimane c’è stata una piacevole ri-scoperta di telefonate e videochiamate a discapito di chat e messaggi, per rimanere in contatto con tutti gli altri a noi cari oltre i confini famigliari. Sarebbe importante mantenere questi piccoli spazi privati, senza intromissioni, anche quando si tratta per esempio di telefonate da parte dei nonni ai nipotini e alle nipotine.
– E poi mantenere o ri-creare una routine quotidiana che preveda delle attività da fare insieme ma anche dei momenti più riservati, in cui dedicarsi ad attività personali o semplicemente stare con noi stessi. Se non è nelle nostre corde non lasciamoci travolgere dal dover fare anche in questo periodo così particolare ma usiamolo se possiamo come una sorta di pit-stop sospeso e prolungato: fermiamoci e ascoltiamoci, riprendiamo discorsi lasciati a metà con noi stessi, chiediamoci come va, rispondiamoci con sincerità. Se ci sentiamo particolarmente giù, anche se in questo momento è comprensibile, chiediamo aiuto, che sia una chiacchierata con quell’amico o amica che sa tirarci un po’ su o accedendo alle linee telefoniche che le regioni mettono a disposizione dei cittadini per un supporto psicologico o ai tanti professionisti che danno la loro disponibilità a consulenze online. Stiamo dentro è vero ma possiamo evitare che diventi una gabbia.
– Altro punto importante è la necessità di gestire i conflitti, con il partner come con i figli e tra i figli. Una possibilità è usare il time-out, mettere cioè uno spazio fisico e temporale tra noi e l’altro quando sentiamo che la discussione ci sta sfuggendo di mano e stiamo rischiando di dire o fare cose che non pensiamo o vogliamo veramente, sull’onda di emozioni come la rabbia e l’esasperazione. Prendiamoci una pausa, dedichiamoci a un’altra attività, respiriamo a fondo e poi con calma eventualmente riprendiamo le fila della discussione, cercando di focalizzare ciò che l’ha provocata, quella parola sbagliata o un certo atteggiamento e rimaniamo lì, ridimensioniamo e chiariamo. Spesso ci sono incomprensioni e conflitti irrisolti alle spalle di quel litigio e pesano come macigni ma cerchiamo di affrontare una cosa alla volta, possibilmente insieme. Litigare è uno sfogo che può alleggerire come lasciarci stremati, allentare la tensione, ascoltare il punto di vista dell’altro e proporre il nostro rappresenta una strategia sicuramente più impegnativa ma costruttiva.
Nessuna famiglia è perfetta, né dovrebbe esserlo ma piuttosto un luogo sufficientemente sicuro in cui poter trovare rifugio.